mercoledì 16 marzo 2016

IL SOGNO POSSIBILE di una CITTADINANZA Sociale e Solidale Luigi Civolani·Venerdì 26 febbraio 201614 letture Il Sogno di una CITTADINANZA Sociale e Solidale ...... “ Individuo e Societa' massificata”. “ La società è l’esperienza che noi facciamo di altre persone intorno a noi: questa esperienza è con noi dal momento in cui veniamo alla luce, sia che noi siamo ancora bambini, o che siamo diventati adulti. Quasi tutti i nostri pensieri , le nostre ansie , le nostre speranze sono imperanti su altri individui o gruppi che siano. La società è un’esperienza che dura tutta la vita, è anche una delle esperienze che più conta per noi. Essa è poi tutto questo molto prima che noi cominciamo a riflettere su di essa deliberatamente. Certamente la nostra esperienza della società è anteriore ad ogni possibile conoscenza di una disciplina sociologica:” Certamente quando l’individuo nasce entra subito a far parte, anche se inconsapevolmente, di una società: si rende conto che non esiste solo lui, deve iniziare a confrontarsi con le difficoltà e prendere consapevolezza di come il resto del mondo può sia gratificarlo che limitarlo. la società feudale : Pensando al neonato mi rendo conto come deve essere difficile superare il timore di ciò che è estraneo al proprio sé ed acquistare fiducia in tutto quello che è fuori; intervengono le gratificazioni dei bisogni primari che lo aiutano a superare le difficoltà iniziali e la risposta affettiva, il sentirsi parte della diade madre-figlio, lo aiuta ad aumentare la sua fiducia e ad iniziare l’esplorazione del mondo circostante. Il piccolo può essere ascoltato, amato, gratificato,accolto e da ciò dipende molto del suo essere adulto, quindi la sua vita in qualche modo posso dire che dipende proprio dalla microsocietà che lo circonda, e lui gradatamente ne acquista consapevolezza. Non solo la famiglia, ma successivamente la scuola, gli amici, e quindi i gruppi in genere, possono favorire od ostacolare la crescita e le esperienze sociali; l’uomo non può vivere fuori dall’ambito sociale , egli sin dal primo momento di vita è membro di una società e qualsiasi cosa faccia lo sarà sino alla sua morte. In effetti non sempre riflettiamo su questa affermazione, a volte, soprattutto i giovani si sentono invincibili, senza limiti, si credono immortali ed al di fuori di regole e valori dati, però questo comportamento è solo un’ egocentrica ribellione al dover crescere. Quindi se il bambino piccolo ripone la sua fiducia e le sue aspettative sulla famiglia, gli adolescenti, cercano invece il confronto con il gruppo dei pari . Volonta' collettiva non Coesa : uguali sono i rapporti tra l'individuo e la società? Ovviamente, la società esiste per l'individuo, e non il contrario. La società esiste perché l'uomo prosperi; esiste per dare libertà all'individuo, ond'egli possa avere l'opportunità di ridestare in sé l'intelligenza più alta. Questa intelligenza non è un semplice coltivare la tecnica o la scienza, ma essere in contatto con la realtà creativa, la quale non è della mente superficiale. L'intelligenza non è un risultato cumulativo, ma libertà dal conseguimento e dal successo progressivi. L'intelligenza non è mai statica; non può essere copiata e standardizzata, e quindi non può essere insegnata. L'intelligenza è da scoprirsi in libertà. La volontà collettiva e la sua azione, che è la società, non offre questa libertà all'individuo; perché la società, non essendo organica, è sempre statica. La società è connessa, ma non coesa , è posta insieme per la comodità dell'uomo; non ha un meccanismo indipendente suo proprio. Gli uomini possono catturare la società, guidarla, formarla, tiranneggiarla, a seconda del loro stato psicologico; ma la società non è signora dell'uomo. Essa può influenzarlo, ma l'uomo la spezza sempre. C'è conflitto tra l'uomo e la società perché l'uomo è in conflitto entro sé stesso; e il conflitto è tra ciò che è statico e ciò che è vivo. La società è l'espressione esteriore dell'uomo. Il conflitto tra se stessi e la società è il conflitto nell'intimo di noi stessi. Questo conflitto, intimo ed esterno, esisterà sempre fino a quando l'intelligenza superiore non si desti. Noi siamo entità sociali così come siamo individui; siamo cittadini e uomini nello stesso tempo, divenienti distinti nel dolore e nel piacere. Se deve esservi pace, dobbiamo comprendere il giusto rapporto fra l'uomo e il cittadino. Naturalmente, lo Stato ci preferirebbe del tutto cittadini; ma questa è la stupidità dei governi. Noi stessi ameremmo cedere l'uomo al cittadino, perché essere cittadino è più facile che essere uomo. Essere un buon cittadino significa funzionare efficientemente nel quadro di una data società. Al cittadino si richiedono efficienza e conformismo, poi che lo rendono duro e spietato; e allora egli è capace di sacrificare l'uomo al cittadino. Un buon cittadino non è necessariamente un uomo buono; ma un uomo buono è tenuto ad essere un buon cittadino, quali che siano la sua società e il suo paese. Poiché egli è innanzitutto un uomo buono, le sue azioni non saranno antisociali, egli non si porrà contro un altro uomo. Vivrà in cooperazione con altri uomini buoni; non cercherà autorità, perché non ha autorità; sarà capace di efficienza senza la spietatezza che l'accompagna. Il cittadino tenta di sacrificare l'uomo; ma l'uomo che sta cercando l'intelligenza più alta naturalmente eviterà le stupidità del cittadino. Così lo Stato sarà contro l'uomo buono, l'uomo di intelligenza; ma quest'uomo è libero d'ogni governo e paese. L'uomo intelligente porterà in essere una buona società; ma un buon cittadino non darà vita a una società in cui l'uomo possa essere dell'intelligenza più elevata. Il conflitto tra il cittadino e l'uomo è inevitabile se il cittadino predomina; ed ogni società che deliberatamente trascura l'uomo è condannata. V'è riconciliazione fra il cittadino e l'uomo soltanto quando sia stato compreso il processo psicologico dell'uomo. Lo Stato, la presente società non si occupano dell'uomo interiore, ma solo dell'uomo esteriore, del cittadino. Essi possono negare l'uomo interiore ma questo sopraffà sempre quello esteriore, distruggendo i piani abilmente studiati per il cittadino. Lo Stato sacrifica il presente per il futuro, sempre salvaguardando se stesso per il futuro; considera il futuro di importanza suprema, non il presente. Ma per l'uomo intelligente il presente è della massima importanza, l'oggi e non il domani. La comprensione di ciò che è può essere compreso soltanto con lo svanire del domani. La comprensione di ciò che è determina la trasformazione nell'immediato presente. E' questa trasformazione la cosa di suprema importanza e non il modo di riconciliare il cittadino con l'uomo. Quando avviene questa trasformazione, cessa il conflitto tra il cittadino e lo stato. Il Cittadino dovrebbe comprendere di non affidarsi ad Uno STATO che gestisce il Presente pensando al passato e fingendo di costruire il domani(Futuro) non vivendo vivamente il Presente.In questo caso lo stato è artefice di negazione e staticita,molto affine all' individualismo massificato del Gattopardo, di quel nulla si faccia affinche' nulla cambi , e facendo pure finta di cambiare in meglio ...Questa e' manipolazione mentale L' UTOPIA POSSIBILE di un MONDO SOLIDALE : Negli anni successivi alla crisi finanziaria del 2007-08, dopo i salvataggi pubblici di banche che avevano molto investito nella finanza, i legislatori europei si sono giustamente chiesti come evitare che pagassero ancora i contribuenti. Così è nata, prima, l’idea di coinvolgere nei salvataggi, oltre agli azionisti, anche i titolari di obbligazioni subordinate, aumentandone il rischio. Poi si è deciso, di coinvolgere dall’inizio del prossimo anno, se necessario, gli altri creditori delle banche, mantenendo la piena protezione dei depositi sotto i 100.000 euro. La mera possibilità del “bail in” renderà più onerosa la raccolta bancaria, rischiando di essere, se non ben gestito, controproducente. Se un supermercato fallisce, magari se ne apre uno vicino in grado di vendere le stesse merci al pubblico di quello fallito. Se fallisce una banca, non ne riapre un’altra uguale vicina. Il rischio è che ne fallisca un’altra. Lentamente l’Europa sta cominciando a capire quali possono essere le reali conseguenze delle nuove norme”. Tutto ciò detto, dunque, non può non indurre ad una breve riflessione di carattere logico – sistematico. Dallo scoppio della crisi economica in Europa, le cui cause per consolidata letteratura scientifica non sono da ricercarsi nei pur complessi bilanci pubblici degli Stati ma nel progressivo ed inesorabile indebitamento privato di famiglie ed imprese dei Paesi del Sud, moltissimi Istituti di Credito sono stati salvati da fallimenti certi mediante l’applicazione di regole totalmente differenti dalle norme prospettate per entrare in vigore dal 1 Gennaio 2016. Oggi, come visto, un importante Consigliere economico del Governo Tedesco e, soprattutto, il Governatore della Banca d’Italia, affermano che sussistono una serie indeterminabile di rischi derivanti dalla attuazione delle nuove regole europee, ed in particolare del meccanismo del bail in, innanzitutto per la essenziale funzione bancaria di raccolta del risparmio. Le parole dei due tecnici, dunque, non possono non essere interpretate come una chiamata generale all’attenzione, dinanzi alle più che prevedibili difficoltà per il Sistema Italia nell’anno 2016. Difficoltà che si sommano, poi, alla già persistente situazione deflattiva in atto. Il sogno europeo rischia di trasformarsi in un incubo, se tali autorevolissime previsioni dovessero tradursi in realtà. Il sogno di un’Europa solidale,ed Haime! anche quello prospettato da me per una cittadinanza sociale , coesa e solidale fondata sul lavoro e sui principi del welfare state, è solo un pallido ricordo, ingiallito come le pagine scritte dai suoi padri nobili. Diversamente ,Infrangendo la realta’ non si perdera’ la speranza di realizzare il SOGNO, e cio’ non è utopia, ma possibilita’ se pur non ancor vicina . ( Fine ) . LUIGI CIVOLANI

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